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Quando pensiamo a una di queste tre semplici parole è impossibile non collegare anche le altre due. Se pensiamo a Michael Jordan non si può non pensare agli anni del predominio dei Chicago Bulls degli anni ’90 e alle sneakers più iconiche sia per quanto riguarda le scarpe su un campo da basket che fuori dal parquet della NBA. Queste tre parole rappresentano la storia e sono legate tra loro in modo indissolubile.

Sia che siamo fan di lunga data della NBA o che ne abbiamo solo sentito parlare, conosciamo tutti Michael Jordan. Definito da molti il miglior giocatore di basket di tutti i tempi, ha influenzato la vita di quasi tutto il mondo. Per alcuni è diventato un idolo, un modello, un obiettivo, per altri nulla di tutto ciò, forse pensano a MJ solo quando cercano di fare canestro con una pallina di carta in un cestino, e tra loro sussurrano: “Michael Jordan”.

E chi di noi non lo fa?

Michael Jordan ha segnato la storia della pallacanestro, diventando lui stesso storia, mostrando cose mai viste prima, ha segnato la storia anche come icona, un’icona di stile e le sue scarpe hanno segnato la storia delle sneakers diventando un simbolo.

 

Oggi parleremo di una delle cose che Michael Jordan ha creato assieme a una delle case di sneakers più famose al mondo: “C’era una volta un paio di Jordan…

Michael Jordan e l’accordo con Nike

La storia d’amore tra la casa sportiva di Beaverton, nell’Oregon, e la superstar dei Chicago Bulls non fu sempre facile e non ebbe un inizio così tranquillo. Le vicende le conosciamo bene, il giovane Michael voleva firmare a tutti costi con Converse o Adidas, ma i due brand non erano disposti a rischiare tutto su un giocatore che doveva ancora dimostrare chi era. Converse aveva già sotto contratto i principali giocatori NBA dell’epoca, da Magic Johnson a Larry Bird, da Julius Erving Bernard King. Adidas all’epoca vestiva i campioni di sport individuali come il tennis, e neanche lei era disposta a puntare su Jordan creando una linea a lui dedicata.

Mamma, non firmerò mai con Nike”, giurò un giovane Jordan alla signora Deloris, che saggia consigliò al figlio “di andare comunque ad ascoltare quello che i signori di Nike avevano da dire, anche se magari non gli sarebbe piaciuto”.

A lei si era dovuta rivolgere disperato l’agente di Jordan, David Falk, anche lui incapace di convincere la giovane stella. Così, spinto da Falk e dai propri genitori, MJ accettò l’incontro con Nike: “Andai alla riunione contro la mia volontà, e Nike fece questa grande offerta. Mio padre mi disse: ‘Devi essere un pazzo se non accetti: è l’offerta migliore’. E così feci”.

 

L’accordo era molto impegnativo dal punto di vista economico per Nike, al tempo un’azienda relativamente
giovane, si parlava infatti di 250 mila dollari, all’epoca i principali giocatori di Nike prendevano circa 100 mila dollari. Nike era pronta a tutto però per assicurarsi MJ. Vennero inserite tre clausole che potevano portare all’annullamento dell’accordo da parte dell’azienda dell’Oregon:

1) Jordan avrebbe dovuto vincere il premio di Rookie dell’anno NBA; 2) sarebbe dovuto essere un All-Star (o aver segnato almeno 20 punti di media); 3) le vendite delle scarpe avrebbero dovuto toccare i 4 milioni di dollari nei primi tre anni.

La storia oggi è leggenda: 28.2 punti di media al suo primo anno nella lega, convocazione per l’All-Star Game e premio di matricola dell’anno.

Le sue sneakers? Fruttarono a Nike 70 milioni di dollari nei primi due mesi di vendita!

Le Air Ship e la vicenda “BANNED”

 

Come prima scarpa Michael non indossò le famose Air Jordan 1, quelle arrivarono qualche mese dopo. Jordan fece il debutto nella Summer League con le Air Ship, disegnate da Peter Moore nel 1984. La storia di queste scarpe è condita con un velo di mistero. Le Air Ship furono indossate da Jordan in più colorazioni, tra cui la famosa “Bred” ossia la colorazione nera e rossa.

Questa particolare colorazione fu però “bannata” (da qui il titolo “Banned” a questa particolare colorway) dalla NBA perché non rispettava le regole stabilite dalla lega in materia. Visto che non vi era presente del bianco, colore che una scarpa doveva avere al suo interno, la lega decise di multare Nike con una sanzione di 5mila dollari ogni volta che Jordan fosse sceso in campo con quelle scarpe. E Nike cosa fece? Nike credeva nel giocatore e nel proprio prodotto quindi decise di pagare ogni singola multa, d’altronde erano tempi di cambiamento e chi se non quello che sarebbe diventato il giocatore più forte di tutti i tempi poteva rappresentarlo al meglio.

All’epoca non era chiara l’esistenza delle Air Ship data la somiglianza con le AJ1 e quando questa vicenda venne fuori, Nike disse che furono le Jordan 1 a essere state bannate, questa pubblicità creò così tanto clamore che le vendite delle Jordan si alzarono vertiginosamente. Come si direbbe adesso: good game Nike!

La storia delle Air Jordan

Nel 1985 venne creata quelle che diventerà una delle più iconiche scarpe, se non la più iconica. Nel 1985 rappresentava una stella, ad oggi nel 2020 rappresenta la storia, l’oggetto del desiderio di qualunque appassionato di sneakers e un vero proprio tesoro per i collezionisti. Iniziamo quindi questo viaggio nel tempo. Ora vedremo la storia delle prime 12 Air Jordan che hanno reso celebre la collaborazione tra il giocatore più forte di tutti i tempi e il brand dell’Oregon.

Air Jordan 1

Disegnate dall’head designer di Nike, Peter Moore, prezzo di lancio 65 dollari. Il lancio sul mercato avvenne tra marzo e aprile 1985, rappresentarono un cambio di rotta nella visione delle scarpe performance in un campo da basket.

Presentate in 14 colorazioni originali tra cui le più famose Chicago e le Bred. Su richiesta di Jordan, Nike disegnò queste scarpe con una suola bassa e taglio high, le scarpe presentano una tomaia in pelle con al lato un grande swoosh ed un logo dedicato alla linea di Michael Jordan costituito da un pallone alato sormontato dalla scritta “Jordan”.

 

Air Jordan 2

Nel novembre del 1986, Peter Moore e Bruce Kilgore disegnarono la seconda serie di signature shoes di MJ. La scarpa venne rilasciata in 2 formati: high e low top, al prezzo di 105 dollari. Per la prima volta in una scarpa Nike non comparve l’iconico swoosh. È disegnata in Italia e ispirandosi all’alta moda rappresenta una fucina per quanto riguarda i materiali, la tecnologia e il design elegante della scarpa, utilizzando pelle premium e materiali di altissima qualità.

Air Jordan 3

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Con questa scarpa inizia difatti l’era di Tinker Hatfield, che diventerà uno dei migliori e più famosi designer di scarpe al mondo. Siamo nel 1987, Michael Jordan è pronto a lasciare Nike per Adidas quando Hatfield salta su un aereo per conoscere Jordan e disegnare una scarpa apposta per lui: “non si può costruire una grande casa senza conoscere le persone che ci abiteranno”. Le Jordan 3 si presentano con un taglio mid, non molto popolare all’epoca e apporta l’air unit visibile. Introduce per la prima volta una pelle morbida su una scarpa sportiva, la quale permette alla scarpa di risultare comoda già dalla prima calzata. Con le Jordan 3 nasce anche l’iconico Jumpman, il logo che rappresenta Michael Jordan schiacciare a canestro. L’anno delle Jordan 3, il 1988, rappresenta anche un anno fantastico per MJ in NBA, dominando la stagione vincendo il premio MVP e il premio di miglior difensore della lega. Lo spot commerciale era molto divertente e raffigurava MJ sotto Mars Blackmon, personaggio del film di Spike Lee “She’s Gotta Have It” (“Lola Darling” in italiano).

 

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Air Jordan IV

Dopo l’iconica J3, Tinker Hatfield deve superare sé stesso. Nel 1989, con il primo lancio globale del brand, presentano la Jordan 4. La scarpa si presenta simile alla precedente, con un taglio mid, l’air unit visibile, con un prezzo di retail sui 100 dollari, diventando così la più costosa scarpa da basket al mondo. Con un prezzo così alto deve rispettare uno standard elevato.

Hatfield introduce una rete di mesh nella parte frontale e laterale che rende la scarpa più leggera, un nuovo
materiale premium, il nubuk (simile allo scamosciato) e un sistema di allacciamento, grazie a dei supporti a forma di ali, che permettono di allacciare le stringhe in ben 18 modi differenti. Nella linguetta appare per la prima volta sotto il jumpman la scritta Flight. Le Jordan diventano un’icona di stile e streetwear fuori da un parquet della NBA. In quell’anno Michael dominò sul campo da basket portando Nike a pubblicizzare le scarpe attraverso numerosi spot con il regista Spike Lee: “It’s gotta be da shoes!”, sottolineando l’idea che Michael giocasse così bene grazie alle sue scarpe.

Air Jordan V

Febbraio 1990, esce il nuovo modello di Air Jordan, completamente rivisto dal precedente, disegnato ancora una volta da Tinker Hatfieild. Per la prima volta appare il lace lock e protezioni per la caviglia nelle due parti laterali. Il design si ispira al gioco di Michael inserendo nella parte davanti forme che ricordano i denti di uno squalo e l’aereo da combattimento britannico Spitfire della Seconda guerra mondiale. Per la prima volta si ha una suola semi-trasparente ispirata alla Nike Mag di Marty McFly di Ritorno al futuro II.

 

Air Jordan VI

Siamo nel 1991, la AJ 6 diventano famose perché rappresentano il primo anello di His Airness e relativo MVP delle Finals. In questa sneakers vengono portati alcuni elementi dalle Jordan 5 ma vengono aggiunti anche dei supporti per facilitarne la calzata, cosa che richiedeva Michael.

Possiamo infatti trovare due buchi nella linguetta e uno “spoiler” sul retro della scarpa. Lo spoiler è ispirato alla passione di MJ per le macchine sportive di lusso. Viene inserito un grande numero 23 nella parte laterale. È anche l’ultima volta che vedremo un simbolo del Brand Nike, visto che Jordan e Nike nel 1991 decidono di separarsi, diventando così un brand separato ma comunque legato alla casa madre.

 

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Air Jordan VII

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Con un prezzo di 125 dollari escono le AJ7, disegnate ancora una volta da Tinker Hatfield, che ha ormai preso in mano la linea di scarpe di MJ. La Jordan 7 si ispira alla Nike Huaraches, soprattutto per la parte interna, e presenta disegni geometrici ispirati alla cultura africana. All’esterno non sono presenti elementi di marchio Nike, la scritta del brand dell’Oregon si può trovare solo nella soletta interna. La scarpa diventa un’icona del Dream Team del 1992, dove alle Olimpiadi arriva l’oro per gli USA. Nello spot commerciale appare Bugs Bunny per la celebre collaborazione nel film “Space Jam”.

Air Jordan VIII

Prezzo di lancio 125 dollari, designer sempre Tinker Hatfield. Le AJVIII hanno debuttato lo stesso anno in cui i Bulls di MJ e Pippen sono diventati leggenda vincendo per il terzo anno consecutivo il campionato NBA, mentre MJ guidava la classifica per il settimo anno consecutivo. Questo modello è l’unico della linea Air Jordan che presenta cinturini incrociati sopra i lacci e la colorazione Concorde / Aqua – Tone – Black (in grafica) lo ha reso un modello iconico degli anni ’90.

 

Air Jordan IX

Escono nel 1994, anno in cui Michael Jordan annuncia il suo ritiro, in parte dovuto all’omicidio del padre. Nonostante questo, il successo delle Air Jordan non poteva essere fermato e cosi Tinker Hatfield lancia questa silhouette come omaggio a diverse culture di tutto il mondo, perché in ogni parte del globo le persone volevano essere come MJ. Questo modello segna la globalizzazione del brand Jordan.

 

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Air Jordan X – XI

 

Nel 1994 vengono presentate le AJ10. Questo modello vuole omaggiare il percorso da superstar del puma di
Wilmington, ma già nel 95 MJ fa ritorno ai Chicago Bulls con le famosissime 3 parole “I’m back”. Giocherà una parte della stagione con le 10 e con la 11 che uscirà nello anno successivo. La particolarità delle Jordan 11 è l’inserto in pelle lucida su tutta la parte laterale, un materiale mai usato prima su una scarpa da basket.

Air Jordan XII

Questo è uno dei modelli più apprezzati, diventato leggendario grazie anche alla partita definita ”Flu Game” in cui Jordan segnò 38 punti nonostante l’indigestione a causa della famosa pizza dello Utah. È considerato uno dei modelli più resistenti di tutta la linea Jordan. L’ispirazione per la silhouette arriva dalle scarpe Nisshoki e dalla bandiera giapponese, infatti, le cuciture laterali ricordano i raggi del sole.

Nei successivi anni usciranno molte silhouette disegnate ancora una volta da Tinker Hatfield che lascerà poi il posto al designer Tate Kuerbis nel 2016, fino ad arrivare ad oggi con le Jordan 34 e 35, sinonimi di innovazione tecnologica.

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Il cambiamento delle scarpe performance

Le Air jordan rappresentano la storia delle scarpe da basket, eppure la maggior parte delle scarpe usate su un parquet di pallacanestro durante gli anni 60-90 ora sono diventate sneakers casual o streetwear per tutti i giorni. Dalle Converse Pro Leather alle Chuck Taylor, dalle Adidas Superstar alle prime Jordan.

 

Come sono cambiate le scarpe da performance durante gli anni?

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Ne abbiamo parlato con Luca Quattrone, collezionista, fondatore e proprietario di Double Clutch, rinomato negozio con sede a Verona che si occupa della vendita di articoli per la maggior parte relativi al mondo basket e streetwear. Luca e il suo team sono molti attivi sui social, dove hanno creato una propria community, creando contenuti di qualità tra cui utili presentazioni tecniche relative alle scarpe performance, e non meno importante, collaborando a progetti insieme a giocatori di pallacanestro tra cui Nicolò Melli, Gigi Datome, Danilo Gallinari e anche giornalisti sportivi come Alessandro Mamoli. Con quest’ultimo il video che racconta la storia delle prime 5 shoes del Black Mamba.

Le sue parole ci aiutano a capire il motivo per cui le scarpe performance hanno avuto dei cambiamenti:

La scarpa per un atleta, e soprattutto per un cestista, è uno strumento di lavoro essenziale ed estremamente importante che può fare la differenza nella ricerca della best performance. Nel tempo quindi le evoluzioni tecnologiche hanno portato – e continueranno a portare – scarpe sempre più leggere, reattive, protettive in maniera tale da mettere l’atleta nelle migliori condizioni possibili per esprimersi al massimo delle sue potenzialità. Da non dimenticare anche la celebre frase di Deion Sanders: ‘If you look good, you feel good; if you feel good, you play good’. Questo per dire che nell’evoluzione della calzatura tecnica è importante anche il design stesso inteso sia come ricerca della massima funzionalità sia come ricerca della pura perfezione a livello estetico.

Naturalmente, come abbiamo detto, la scarpa è un aspetto fondamentale del gioco, e essendo essenzialmente la cosa più importante per un giocatore, è cambiata con la modalità di gioco, essendosi evoluta con esso. Se avevamo quasi esclusivamente scarpe alte, ora si è capito che la protezione per la caviglia non dipende solamente dall’altezza della scarpa ma soprattutto dalla struttura posteriore sopra il tallone. In questo modo ora la maggior parte delle scarpe performance ha un taglio mid/basso. Ora il gioco è molto più veloce, più tecnico, più esplosivo, per questo abbiamo scarpe che danno molta importanza all’ammortizzazione, alla protezione dagli impatti e alla reattività.

 

L’evoluzione Jordan

Così come le scarpe in generale hanno avuto un percorso che ha poi portato al presente, anche le Air Jordan nel corso degli anni hanno apportato dei cambiamenti.

Luca continua dicendo: “Dovendo vestire il miglior giocatore della NBA, sviluppare e anche sfruttare la sua immagine, la chiave di lettura è sempre stata l’innovazione. Dalla Jordan 1 (1984-1985, ndr) alla Jordan 35 (2020-2021, ndr), Nike prima e Jordan Brand poi hanno continuato ad innovarsi e rinnovarsi, con design e tecnologie estremamente d’avanguardia che hanno fatto da apripista anche per altre divisioni dello stesso brand (come ad esempio lo Zoom Air o il carbonio nell’intersuola). D’altronde quando sei Jordan, che sia Michael o il Brand, hai sempre gli occhi puntati.”

Jordan oggi significa streetwear

In qualsiasi posto che visitiamo, da Milano a Londra, da New York a Tokyo, è impossibile non notare quante persone, soprattutto giovani, indossino Jordan Brand. Le sneakers della linea di MJ rappresentano un’icona di stile streetwear e fashion.

 

Cos’ha contribuito a questa esplosione di interesse? Ancora una volta ci vengono in aiuto le parole di Luca Quattrone:

Sicuramente alla creazione di quello che è oggi Jordan Brand hanno concorso due fattori fondamentali: Michael Jordan e Nike. Il perché dell’importanza di MJ è quasi scontato, mentre per quanto riguarda Nike, fondamentalmente, si traduce in forte e buono marketing. È un discorso lungo e complesso che parte dal quel genio visionario di Phil Knight ed arriva ad una delle aziende più potenti del globo che si distingue per l’incredibile brand awareness e fidelizzazione del cliente. Tornando al marketing puro, semplicemente non sbagliano mai. Hanno sempre l’asset giusto che vestono con il pezzo giusto, campagne costruite ad hoc per cavalcare o anticipare egregiamente dei trend (vedi move to zero) ed eccellono nel creare ‘hype’ o attesa, voglia. L’hype regola il mondo del collezionismo – non vale solo per le calzature – ed è assolutamente voluto e ricercato dal brand, che ama il mondo del resell e lo alimenta. Il resell è parte dello sneaker game, c’è dal giorno 0 ed è semplicemente connesso alla scarsità di prodotto che mantiene alto l’hype e ci porta a voler continuamente acquistare un nuovo ‘pezzone’.”

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Jordan Off-White

Ciò che ha alimentato l’attenzione per il brand Jordan sono state sicuramente le collaborazioni con artisti, rapper famosi, con brand di streetwear come SupremeOff-White, e icone di alta moda quali Dior.

Nel 2020 Jordan Brand è icona di ‘coolness’ a tutti i livelli, sia per gli appassionati di basket che idolatrano MJ sia per chi non segue minimamente la palla a spicchi ed indossando il Jumpman si sente più vicino a miti contemporanei quali Travis Scott o Billie Eilish”, continua Luca.

 

Oggi comprare un paio di Jordan è davvero difficile data l’altissima domanda in confronto alle poche paia disponibili. Questo ha alimentato sicuramente il mercato del resell, non è infatti strano trovare su siti di restock paia di scarpe a prezzi altissimi poco dopo l’uscita online.

Le Air Jordan nel 2020

Come ultima cosa abbiamo chiesto a Luca Quattrone cosa significa per lui indossare AJ nel 2020: “Io, molto sinceramente, indosso scarpe Jordan perché mi piacciono molto a livello di design e spesso perché cado preda dell’hype generato dal brand. Con il tempo per colpa del mio lavoro ho cambiato la mia visione dello sneakergame allontanandomi un po’ dall’amore incondizionato che provavo per Nike e Jordan, ma continuo a pensare che siano senza dubbio il miglior brand di sneaker sulla piazza. Hands down.

Nel 2020, sia che siamo collezionisti o no, abbiamo sicuramente sentito parlare di MJ e delle sue Air Jordan.
Ciò che vediamo oggi è solo il risultato, 30 anni fa nessuno poteva immaginare ciò che sarebbe diventato. Siamo solo spettatori e contemplatori della storia, viviamo il presente e questo si traduce ancora una volta in Michael Jordan.

Alcuni definirebbero ciò che “His Airness” ha fatto e ha costruito intorno a sé “immortale”, ma cosa significa diventare immortale, o meglio quando una cosa può diventare tale?

 

Come esseri umani che hanno un inizio e un’inevitabile fine il concetto di immortalità ci sfugge, facciamo così fatica a comprenderlo che a volte potrebbe anche spaventarci. Ma è possibile creare qualcosa che non morirà mai?

Sono passati più di 30 da quando il 26 ottobre 1984 debuttò un giovanissimo Mike, che dopo qualche anno avrebbe dominato la NBA. Eppure, Jordan è più attuale che mai.

Tutti parlano di Jordan, si vestono come lui, indossano le sue scarpe, in poche parole vogliono essere come lui.

Non ci resta che accettare ciò che disse Macklermore nella sua canzone Wings: “Cause I wanted to be like Mike, right. Wanted to be him. I wanted what he had…